note di costume e moda
PAROLE
Moda e cosmesi nel XVIII secolo per graziose dame e vanesi giovinotti
“PROFUMI DI POESIA – VIAGGI LIRICI ESSENZIALI” - Aprilia, 26 maggio 2018
Riassumo l'intrigante Settecento con alcune parole-chiave.
Rococò (e tralascio Reggenza e Pompadour): inviso a Stendhal per il cattivo gusto delle volute, ma moderno per asimmetriche bizzarrie;
Grazia: nelle donne, leggiadria, civetteria, bellezza superiore a quella solo corporea perché grazioso vale per carino, pieno di grazia più che bello;
Galanterie: il secolo appare illusorio e frivolo, ma Fragonard ne sottolinea con garbo l'ironia;
Venezia, una tappa del Grand Tour: celebra il declino nel Carnevale, dove si gira protetti da bautte e maschere;
Cicisbei e libertini: Casanova (vere o false le sue avventure: tante se non troppe per un uomo solo!) racconta accadimenti che, seppur non vissuti in prima persona, difficilmente sono solo sfrenata fantasia! Qualcosa di simile (si pensi a de Sade) doveva essere all'ordine del giorno! Quasi a capire l'onda moralizzante che segnerà il XIX secolo! che monta arginando ogni dissolutezza di cui il Settecento celebri l'apice. Magari tra le note squillanti delle Nozze di Figaro, del Così fan tutte o del più cupo Don Giovanni;
Evasione, esotismo: Gulliver, Munchaüsen; l'Oriente rivisitato da Petit de la Croix, Gozzi e la Turandot; l'estraniamento dal reale di Arcadia e pastorellerie; i malinconici imbarchi per Citera di Watteau; e così caffè, cioccolata, the o le chinoiseries dei cabinets (quasi un ossimoro tra evasione e intimità: perché, luogo "pubblico" per il protocollare lever, non è più la sola camera da letto del re, ma anche quella di molte dame: che ne fanno luogo di incontro già dal risveglio - e tra conversazioni e pettegolezzi, queste belle contendono le ore ai ben altrimenti noti salotti letterari. Evasione è anche ambire all'eterna giovinezza: teatralizzata, sensuale, vive di languori nelle ninfe di Boucher; e pare rifiutare la morte nella luce irreale di specchi e trasparenze, come nella chiarità di cipria, parrucche bianche e colori pastello (già teneri nelle definizioni: ventre de biche, couleur d'eau) ed è resa liquida nelle cangianze del taffetas, nello scintillio dei diamanti;
Parigi e la francofilia dilagante: ben note in Europa, le piavole di Franza, termometro delle mode; anche Venezia ne scimmiotta le novità e astuti commercianti ne creano di false!
Pizzi, merletti: i capricci della moda disattendono le leggi suntuarie, ma quale respiro economico, e quante maestranze guadagnano dal lusso dei nobili!
Segni di crisi, però, erano già presenti nella sfacciata arroganza, nonostante l'incipiente declino del sistema sociale che non regge più all'urto di nuove consapevolezze: disincantato, Goldoni profila tale sovvertimento con arrivisti e decaduti che si scambiano i ruoli anche non volendolo; nobili e mercanti che aspirano uno al ruolo dell'altro, ma che con l'altro non vorrebbero confondersi... ognuno aspirando a quanto non è o non è più! E tanta vaghezza evocativa, l'osmosi tra reale e sogno, denuncerà anche instabilità sociale oltreché emotiva: l'inquietudine cova profonda... come preparata dalle spiazzanti innovazioni dell'Illuminismo, esploderà nella Rivoluzione.
Ma un secolo è troppo, il mio tempo poco!
Allora: due pamphlet irridenti mode e stravaganze del tempo, tranche de vie e atmosfere a paragone col presente.
Uno, un testo bolognese del 1703: Relazione delle mode correnti fatta ad una dama che ne fa istanza da un cavaliere, per sua istruzione. Ironica descrizione delle mode, segnala i must to have per una donna à la page - una dama, beninteso! - per soddisfarne le curiosità (come diversi il ruolo angelicato, impostole nell'Ottocento, di figlia-moglie-madre! e le esasperanti pudicizie vittoriane. Come più vicino il Settecento a certi canoni odierni).
Tra trine e merletti, elenca vesti e accessori: "Quattro sorte di scuffie usansi oggidì (con) pizzi finissimi, e nastri lunghi e larghi", collarini, fisciù, "camiscie... guernite di pizzi soprafini". I busti che segnano il petto "conviene che siano di Roma o Firenze, perché in aspettarli da Parigi passerebbe la moda"; i "disabigliè" estivi hanno corsetti senz'ossa (di balena) e "la sola Zanotti è al proposito di farli". Poi "sottanini... mantò" con falbalà su collo e maniche; l'evocazione sognante di vesti da camera "con l'ali"; un "grembialino tutto falbalà, ricchi d'oro e d'argento". Le scarpe di broccato o velluto, secondo la stagione, "guernite con tacchi altissimi per abiti da parata; per altro si fa benissimo il minuetto con le pianelle". Guanti di Torino o francesi; i ventagli siano "corti l'inverno e longhi l'estate". E per aggiornarsi sulla moda, suggerisce "buona corrispondenza in Francia et si faccia venir spesso li poppazzi".
Circa "L'accomodamento dei capegli usasi assai bizzarro, e chi vorrà andar ben concia non si fidi totalmente della perizia delle proprie damigelle, benché provette, ma si faccia servire almeno una volta da certa donna piemontese" allora in credito a Bologna.
E ancora, consigli di cosmesi: "Polvere di Cipro in quantità, ma senza odore, e finissima, e si adopri con manteche di Firenze. Sul viso picchie di Francia minute, e sul polso è lecito di porne una benché grandissima, sul buco dell'orecchia non è ultima moda: una sul petto non si perderà. Più biacca che rossetto, per chi ne ha il gusto, essendo la vera moda apparire languidette... Olio di càrabe per conforto, ordinato dal medico più favorito delle dame... Non più balsami e acque della Regina: scatole galanti con tabacchi gentili e senza odore." Anche se, acque odorose, essenze, lisci, pomate e belletti non sempre nascondevano gli effetti dell'affrettata igiene!
Pochi gioielli di valore e non appariscenti salvo, forse, una croce che voglia dar nell'occhio, senza che se ne scopra il poco prezzo: tanto pochi saprebbero valutarla.
Per essere à la page, è anche necessario conoscere le lingue e saper ballare "minué, paspié e marié"; saper giocare a carte - come non pensare a Casanova che gioca a faraone fino all'alba, con poste da brivido!
La vera dama, poi, deve essere "lusinghiera; vezzosa ed accorta, ma si sappia dissimulare; si sia informata degli affari pubblici del mondo e de' particolari amori de' gabinetti, abbiasi un gentile e fedele cavaliere che la rendi servita, senza di cui non è possibile essere in credito appresso il nobil mondo: a questo corrisponda con finezza; s'egli s'ammala, essa non stia bene; s'esso viaggia per necessità, essa stia ritirata per genio, e se vuol mantenerlo amico lo ponga in gelosia che servirà anche per non mostrare a tutti il gabinetto del cuore. Ma sopra ciò potrà ella restare altra volta servita d'altra relazione". Sempre con decoro, sfoghi passioni e chieda consigli alle amiche circa il cavaliere. Abbia carrozze alla moda; servitori fedeli e accorti, a cui però mai si pieghi, specie se in pubblico; né manchi di "un confessore e discreto e lo regali di quando in quando".
Il testo, infine, consiglia! che mai la dama lavori "in casa, essendo cosa oggidì disdicevole che una dama, fuor che per divertimento, applichi al fuso e all'ago e guardisi dal nominare la cura de' figli e della bugata più che se nominasse la peste come ch'è materia appartenente alle fantesche".
Insomma, diletti di letture e lettere, di mode e balli col cavaliere e col maestro; un imparar francese da buoni libri, ricavandone sapere col divertirsi a tradurli. E "puoco alle chiese, ma sempre alli passeggi, visite e conversazioni" e "Puoco in campagna, e quel puoco serva per lusso, non per economia...".
Su tali mode la informino "le cartine francesi": trattatelli che, per non sfigurare in società, le daranno anche precetti sulla postura elegante del corpo.
E tra liason, galanterie e cicisbei anteposti a maternità e cure familiari insomma, il pamphlet ben evidenzia certa indipendenza delle nobildonne!
Imperativo, infine: "Si consulti con lo specchio" che, ben grande e su una ricca toletta, sia provvisto d'ogni cosa che serva a renderla "abbigliata... Sia ricco d'argenti, et in somma abbia più riguardo alla superfluità di questo che alla nutritura de' propri figli; costi più milla lire e tenga per indubitato che questo è il primo mobile per rendere cospicua la nobiltà d'una dama."
Quanti diktat, anche malevoli, per una bellezza perfetta! Quale diverso concetto ne ebbe la Palatina - cognata del Re Sole, madre del Reggente di Francia. Prigioniera di una corte che la rispettava senza amarla, abilmente tratteggia mode altrettanto esagerate e spesso più scomode che ridicole; e in un crescendo impietoso, sottolinea il proprio disfacimento fisico, la poca avvenenza: "Esser belli non ha alcun valore e un bel viso fa presto a cambiare. Solo una buona indole va bene per ogni età... brutta lo sono sempre stata, ogni giorno della mia vita e ancor più adesso per via del vaiolo. La mia taglia... è mostruosa, grassa al punto da essere quadrata come un cubo; la mia pelle è rossiccia e macchiata di giallo...": un altro Settecento, evidentemente!
E l'uomo? Anche per lui dal Settecento alcune tangenze con il presente: da anni, cosmesi e moda dichiarano saldi in crescita e una sempre maggiore conquista del mercato maschile - già tabù fino all'altro ieri! Anche per lui, così: epilazioni, lampade, detergenti, esfolianti, tinture, gel, tonici, decongestionanti, e (obsoleto ormai il concetto che "l'uomo debba puzzare!" - un conforto per chi usa l'autobus!) balsami, olii, profumi, e non solo dopo-barba; creme tonificanti, rassodanti e non solo protezione solare... (anche mascara e simili: un poco in salita, però!); e ancora sedute di massaggi, non solo sana palestra e strutturati regimi alimentari più che diete! Perché no! in fondo, ancora nel Settecento, re e condottieri andavano alla guerra con uniformi guarnite di trine. Che poi l'Ottocento, anche sulla scia della più pratica moda inglese, offra schiere di eroi, patrioti, burocrati, travet, e bla bla...!
Su tali vanesi, non meno arguto, il componimento anonimo del 1751: Precetti necessari alla Nobile e pulita Gioventù per fare una brilante comparsa nella ventura Fiera del Santo di Padova - anch'esso celebrando, per damerini padovani che presenzino alla festa del Santo, i must to have.
A un abito ricamato, da 200 zecchini, e altri due "di buon gusto, e alla moda per mettersi alla giornata", si assortiscano bragoni con fibbie d'oro e camicie, da cambiare ogni giorno, guarnite a punto d'Inghilterra e merletti di Fiandra; le calzette "a due Fiocchetti di Parigi" e con bollo di piombo, costino due zecchini al paio; un "pendon di seta" trattenga una spada d'acciaio e oro; siano le "Scarpe di Bruna a paletta tacco ponsò con fibbie d'oro"; d'obbligo parrucca con toupet e sacchetto (retina?), colletti (anch'essi da cambiare due volte al dì) foderati e con l'immancabile fibbia d'oro; nonché cappello all'inglese e "Fazzoletti due Bianchi uno per pellare Frutti, l'altro per servire la Dama quando prenderà Sorbetti, Caffè o Chicolata: altri due da Naso di scorza d'Albero, e tutti spruzzati di spirito di Lavanda."; contro il sudore spugne di seta; e poi "Para due Guanti bianchi da Roma, un pajo in mano l'altro in saccoccia con altri due para da Donna di differente grandezza, per li accidenti che potessero nascer, avisando che non abbiano odor"; e scatole da tabacco: d'oro per quello di Spagna, "di Papicer (papier-maché?) rosso di M.sù Marsian per tabacco ad uso del paese". Non manchi l'astuccio equipaggiato di strumenti d'oro (saranno forbicine, pettinini, nettadenti, cos'altro?); una scatoletta sempre d'oro "con suo cucchiajo con polvere d'Anover... Una bozzetta legata in oro con spiriti odorosi all'ultima moda"; in un'altra scompartirà "Diavoloni da Napoli, e Diavolini (pastiglie)"; si provveda di "Specchio, Taccuino, Nei, Pettine, Spille di diverse sorti" (spille usate anche per fissare nastri e guarnizioni), Cordelle, Azze (puntali?), Seta di varj colori, il tutto in due piccole Cassettine"; scatole "con Assafetida che doverà servire per la Dama se patisce Male isterici quali per lo più vengono fomentati da buoni odori."; gli occhiali da teatro siano in custodia di tartaruga e oro; in "astucchio d'oro, e sigili di Camaini (cammei?)", l'orologio a ripetizione con quadrante di smalto e ore all'Italiana. E poi, due mazzi di carte: francesi e italiane; "Ventole con Nastro Bianco che si accomodano nelle falde interne della Velada (giacca) per riparar occorrendo dal Sole la Dama dandole braccio ad uso di Sinigalia"; un brillante e un rubino come anelli; "due ricordini (ritratti?) uno di piccoli brilantini, e l'altro sia vero di Tombaco, che servir debba per ricordo specifico"; in una reticella di seta, monete d'oro e d'argento, "per pagar occorrendo alla Dama se a sorte perdesse al Gioco"; abbia sempre in tasca "Canditi incartati con carta dorata, Cilele di Chicolata, Pestachi, Castagne del Marignon, Canelini (al garofano?), Diavolini et altre galanterie di mezza camicia"; e inoltre - si pensi ancora al testo del 1703! - non manchi di un tiro a due cavalli, "Uno staffiero, et un Lachè diabolico, che sia atto alli casi che potessero nascere per volare dalla Città in una Villa".
E "Quando il K.r sarà corredato in questa maniera potrà senza dubbio alcuno, al parere de' più sensati prolati, autorevoli protettori della gran moda, far la sua comparsa nel gran mondo con una Dama, ed averà costante speranza di attrarre gli applausi della Dama restando solamente di renderlo avisato d'interompere spesso i graziosi discorsi suoi con qualche Canzonetta Francese" che potrà apprendere nel famoso libro "L'Amor de Palajo Roie" - un altro rimando alle "cartine francesi".
Se per il mio Settecento può bastare, grazie!
[GUIDO FAURO]